Pensieri | Fariseo
Anni fa, nel mio paese d’origine, facevamo un rappresentazione teatrale della passione di Gesù.
Era coinvolto tutto il paese. Iniziavamo fin da bambini a parteciparvi, figurando nella folla di Gerusalemme, poi crescendo si diventava soldati o uomini del sinedrio, ‘pie donne’ o una delle Marie.
Ho ricordi molto vividi di quegli anni, ma oggi ne è riaffiorato uno di cui non avevo memoria.
Durante una delle rappresentazioni – ero ancora una bambina – ho pensato che se avessi avuto la possibilità di intervenire in quella folle notte, cambiare un solo attimo di quella storia, avrei scelto il Sinedrio.
Non provavo rancore né per la folla, né per i soldati, né per Giuda.
Ma per i Farisei…
Come potevano non averlo riconosciuto? Come potevano, anche solo pensare, di fare fuori il Messia?
Non lo sopportavo quell’atto. Non sopportavo questi versetti, nella lettura della Domenica delle Palme.
Ero solo una bambina.
Il Vangelo di oggi (Mt 23, 1-12) mi riporta con prepotenza in quella piazza, lì in piedi davanti a quel sinedrio.
“Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei.
Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono,
ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno.”
Ho sgranato gli occhi.
Mi sono guardata.
Indosso lunghe frange e larghi filátteri.
Il mio io è pieno di sé.
Belle sì le mie parole ma da nascondere sotto terra le mie opere.
Non sono più una bambina.
Io ora, sono quel Fariseo.
Sono io quel Fariseo quando mi compiaccio dei posti d’onore, quando mi glorio dei saluti nelle piazze.
Ci sono in quel Sinedrio, ma non a cambiare la storia come il mio cuore piccolo bramava, ma ad occupare il posto di gloria. Ora rabbí, ora guida.
No, non lo posso sopportare!
Aiutami Dio! Aiutami a denudarmi di ogni abito, di ogni titolo, di ogni ideologia. Aiutami! A riconoscerti come mia unica guida e Maestro.
Perdonami! Per non averti riconosciuto, difeso, amato. Perdonami!
Ora qui, all’angolo di questa piazza…
‘Non temo il fariseo in sé, temo il fariseo in me.’
Perdonami!