Pensieri | Attesa
Come quando nascesti in una grotta, Re del Cielo, il tuo corpo è avvolto in un candido lenzuolo. Ma non c’è il calore di Tua madre a scaldarti, non c’è l’abbraccio di Giuseppe.
La gloria del regno dei cieli è un silenzio disperato su questa terra.
Siamo esausti Gesù. Questo cammino nei meandri della nostra anima ci ha portato davanti ad un sepolcro. Ma non siamo più affamati, non abbiamo il tormento nel cuore, non siamo più assetati. Tu ti sei caricato delle nostre debolezze, della nostra miseria,
del nostro peccato e lo hai seppellito nei meandri della terra, ponendo un masso tra le nuove e le vecchie cose. Nulla di ciò che era ci appartiene ormai.
Ma ora tocca a noi. Questi vasi che abbiamo portato al sepolcro sono pieni del profumo della tua parola per testimoniare oltre i confini della terra, del balsamo del tuo amore per sanare chi è ferito, della tua acqua per dissetare i fratelli, di pane per nutrire chi è affamato.
Tutto è compiuto. Tutto è finito. La morte ha vinto. Ma io lo ricordo…
«Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gv 19,12
Tre giorni. L’angoscia del silenzio diventa la colonna dell’ansia dell’attesa.
Tre giorni dicesti. Io attendo.