Pensieri | La casa sulla roccia
Ho sempre amato particolarmente la pagina del Vangelo della “casa costruita sulla roccia” (Mt 7,21-29).
È tra quelli che ricordo tra i primi e che sento mio, che in un giorno di coincidenze impossibili è stata la risposta ad uno stato d’animo.
Ho vissuto un rapporto particolare con il dolore, da sempre.
Ho provato grandi dispiaceri, grandi sofferenze, come ognuno in questa vita.
Mi sono trovata davanti a morti inaspettate, non comprensibili.
Ho perso l’affetto di persone care ma ogni dolore non è riuscito mai a trasportarmi nella disperazione.
Un giorno ho ascoltato la testimonianza dei genitori di Chiara Luce Badano, ricordo ancora le parole della mamma:
“Sapevamo che la morte era una possibilità ma, insieme a Dio, era come guardare il dolore da un gradino più in alto.”
Davanti a tanta luce negli occhi ho capito che il messaggio di questo passo del Vangelo è davvero tutto qui.
Gesù non è venuto ad allontanare il dolore, ma a dargli un posto.
“Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.”
Se la nostra vita è fondata sulla roccia dell’amore di Dio, anche nella tempesta non avremo timore.
Perché se salde sono le nostre fondamenta, un urugano non sarà altro che l’attesa di veder risplendere il sole.
Guardiamo alla croce. Tra le rocce. Sopra i nostri sguardi.
Tuoni, terremoti. Il silenzio di Dio… e poi?
Gesù si è affidato a Dio. Si è fidato di Dio.
Eppure quel dolore che non comprendeva, ha dato alla Resurrezione un senso.
Forse è questo quello che ho sempre vissuto: la certezza che finché le fondamenta della mia vita sono costruire sulla Parola di Dio, nessuna tempesta mi potrà far vacillare e che la croce può essere il posto accanto a Dio per guardare il dolore da un gradino più in alto.